Quattro chiacchiere con i Solaris.

di Roberto Pati –

IN OCCASIONE DELL’USCITA DEL LORO PRIMO LP. ” Un paese di musichette mentre fuori c’è la morte“, PREVISTA PER IL 19 GIUGNO, FACCIAMO QUATTRO CHIACCHIERE CON I SOLARIS E PROVIAMO A CONOSCERLI MEGLIO.

Come nasce il progetto Solaris?

Nasciamo nel 2015 dopo un precedente esperimento. Di quell’esperimento rimane il nucleo principale (Alberto, Paride e Lorenzo) e alcune canzoni che abbiamo poi inciso nel nostro disco di debutto. Al nucleo principale si aggiunge Alan alla batteria. Da quel momento ci siamo chiusi in sala prove per sistemare e completare quello che poi, appunto, diventerà “L’Orizzonte degli Eventi”.

Il vostro è un suono studiato a tavolino oppure una conseguenza naturale?

Diciamo che l’idea di suono viene un po’ dalle nostre corde, da quello che proviamo in fase compositiva, però poi abbiamo una sorta di culto per quel che concerne effettistica e suono vero e proprio, cercando il suono giusto per il pezzo giusto.

Come vedete l’attuale mercato della musica liquida, soprattutto per il vostro genere.

Ormai il mercato digitale ha un peso grossissimo all’interno del mercato, ma a discapito del cd, il vinile riesce a mantenere ancora il suo appeal. Il digital download di permette di creare promozioni o bundle essendo comunque entrate “vive”. Un altro strumento che non va sottovalutato è lo streaming, che seppur con grossi punti interrogativi come le royalties che spetterebbero ai gruppi, inizia ad avere un ruolo fondamentale non tanto come entrate al gruppo ma come “biglietto da visita”, permettendo comunque ai gruppi di essere ascoltati da molte persone.

Come e perché siete arrivati a Martin Bisi, e quanto ha influito sul prodotto finale?

Siamo arrivati a Martin grazie a Chris Angiolini di Bronson Recordings, la nostra etichetta. Lui aveva già collaborato con Martin producendo un suo disco (Solstice) e due compilation di artisti che sono stati registrati da Bisi nel suo studio di Brooklyn (BC35: The 35 Year Anniversary Of BC Studio vol 1 & 2). L’esperienza di Martin è stata di grandissimo aiuto, lasciandoci liberi in fase di registrazione e orientandoci molto in fase di mixaggio, proponendo idee e aggiungendo suoni per “abbellire” quello che avevamo inciso. Per arrivare preparati in studio però è stato di fondamentale importanza l’apporto di Andrea Cola che ci ha ospitato allo StoneBridge Studio di Cesena per una sessione di pre produzioni. Qui siamo riusciti a porre le basi su quello che poi avremmo registrato al Duna assieme a Bisi.

Cosa vi ha lasciato in eredità il lockdown?

Sicuramente la rabbia per come il settore musico/culturale è stato trattato. Sfortuna ha voluto che il momento sia capitato durante l’uscita del nostro nuovo disco e l’unica speranza alla quale ci siamo affidati è stata quella di contare su chi ci segue supportandoci con i preorder o ascoltando i dischi.

Chi comanda nel gruppo?

Le redini del gruppo le tira un demiurgo che si palesa sotto forma di entità tangibile che noi chiamiamo “TRAZ”

Secondo voi quanto conta essere amici al di fuori del progetto musicale per poter essere vincenti

Tanto, creare un buon rapporto al di fuori della sala è di fondamentale importanza, soprattutto in fase compositiva e di registrazione.

Musicalmente che aria si respira in Romagna

Se parliamo di underground e di gruppi che fanno inediti, sicuramente è un’aria molto variegata e interessante (abbiamo creato una playlist con tanti gruppi underground che potete ascoltare qui https://spoti.fi/3fnq2bL) mentre per il resto, soprattutto in riviera, è ancora radicato il concetto che i locali fanno suonare solo cover band perché “portano gente”.

Tra un contratto milionario o la libertà?

Diciamo che un giusto equilibrio tra le due cose sarebbe un ottimo punto di arrivo. Un buon contratto con la libertà di esprimerci data da una major non troppo pressante.

Un disco che portereste con voi sulla luna e quello che buttereste prima nel fuoco?

Sulla luna portiamo: Spiderland degli Slint, Apollo Atmospheres and Soundtracks di Brian Eno, Fantastic Planet dei Failure e 10000 Days dei Tool

Nel fuoco buttiamo: Kindly Bent to Free Us dei Cynic, Private Paradise di Jacques Villeneuve ed Enter dei Fire!Orchestra