La Zona di Comfort! È un eufemismo un antitesi un ossimoro. In realtà è niente di tutto questo. La Zona di Comfort è dove il rock è andato a nascondersi per poter sopravvivere.
È quella zona grigia dove l’ascoltatore cerca risposte, spesso scomode, mai banali. Principio Zero ci sbatacchia in un vortice senza fine dentro dieci brani di un’intensità più unica che rara.
Una voce atomica scorteccia le parole per renderle funzionali al sound del gruppo. La voce strumento che sciorina versi asciutti e taglienti in bilico tra il dadaismo e Baudelaire. Un’arte che nasce da sé stessa è un’arte pura.
La musica de LZdC è questo, nuda e pura, sofferta e sofferente. La chiave non può che essere inconscia.
Inqbo apre le danze, un omaggio al buon Emidio Clementi brano lucido e pressante che si dipana su un patten sonoro corposo. Un viatico apparentemente fine a se stesso, ma in realtà è una ouverture iniziatica, un lasciapassare al resto dell’album intriso di contenuti.
Con Astro Nascente ci immergiamo definitivamente in Principio Zero. Un brano che scorre sonnacchioso e che mi riporta vagamente al miglior Battisti, per quel suo essere lieve ma non per questo banale. Con lucidità proseguiamo verso Il Limite è Zero, dove iniziamo a capire veramente di che pasta sono fatti e dove vanno. Lo stile si delinea e il suono prende corpo. La Resistenza fa un po’ il pari con Astro Nascente portandoci verso quel gioiellino ( la mia preferita) di Liberamente Servo.
Bella in tutte le sue forme è una canzone che se data nelle mani di chi conta potrebbe essere una potenziale hit. Al primo ascolto mi ha riportato dritto ai primi album psichedelici degli Echo and the Bunnymen, successivamente un po’ al sound dei Baustelle de I Mistici d’Occidente.
Riferimenti a parte è un gran pezzo. Ben costruito e ben suonato.
Punto di fumo e Molta Calma sono, musicalmente parlando l’aspetto meno Confort e più tensivo di tutto l’album. Stessa Lux alza il livello di inquietudine con dentro tanto suono sporco tipico del post punk, Joy division su tutti. Tinta Rossa è come uno spazio per pensare a ciò che si è ascoltato senza per questo lasciarci distrarre , un finto commiato che scivola senza grossi sussulti verso Digiuno Murato. Mi sbaglierò ma qui il riferimento ai CSI e importante, anche nel suono. Che poi significa qualità.
Lo sfumare dell’ultima nota ci lascia l’amaro in bocca e allo stesso tempo un desiderio di riascolto. Con la certezza che tra le note c’è ancora tanto da scoprire. E sì perché La Zona Di Comfort, suonano bene e soprattutto fuori dagli schermi. Hanno creato un sound sul filo di tutto e dopo averlo triturato per bene lo hanno amalgamato a loro piacimento. Solo ascolti attenti possono coglierne l’origine.
Gli altri altrove please!
Principio Zero s’intrufola con prepotenza nel cervello del malcapitato ascoltatore. La ritmica precisa che detta tempi e controtempi senza soluzione di continuità, assolo mai fine a se stessi ma funzionali al progetto sono sinonimo di maturità artistica. D’altronde da un album che spazia da Battisti al post punk passando per il miglior indie italiano sempre sul filo del grunge cosa ti vuoi aspettare se non purezza e genio.
La Zona di Comfort nasce nel 2017 dall’incontro di cinque musicisti.
Partiti da subito con l’idea di fare musica originale mescolando shoegaze, punk e post-rock, rimangono presto in tre: Cristiano,voce e chitarra, il Polcio, batteria, e Moe, basso.
Il trio continua con la voglia di creare qualcosa di originale e molto personale, senza prendere alcuno stile o genere come modello.
La fusione di influenze personali, la ricerca di dissonanze e suoni graffianti, e le liriche criptiche ed evocative evolvono negli anni fino a cristallizzarsi nella registrazione di dieci pezzi.
Tra gli ultimi mesi del 2023 e i primi del 2024 vengono pubblicati tre di questi dieci pezzi come singoli: Molta Calma, Tinta Rossa e Liberamente Servo.