Progressive Italia: PLAYLIST ANALOGICA…

di F.G. Longo –

Quando nel corso di un sabato sera qualunque ti ritrovi con i vecchi amici con cui hai condiviso passioni musicali e ti sfiorano i ricordi. Già. Io adolescente 15 16 anni. La Radio. Il vetro, il mixer, il microfono, le Merit scroccate, i caffè, le dirette nel vento. Già. Frequenza 104,350 mhz stereo. RADIO CAROLINE , poi ribattezzata STUDIO SMILE. Quella è stata una delle esperienze più formative della mia grande storia.

Anni dopo i lettori CD avrebbero cambiato tutto.
Certo il romanticismo del piatto che gira è inimitabile, ma vuoi mettere le playlist personali?
Mi sentivo come un cantante che inciderà le ” sue ” canzoni.
Rileggendo i titoli, i miei amici non comprendevano come in una MC potessi registrare Le Orme e subito dopo Cristina d’Avena, oppure passare da Baglioni a Van Hallen…Non ho mai sprecato fiato a spiegarlo.
Le stesse MUSICASSETTE che poi utilizzavo in auto. Ad eventi o, semplicemente durante le dirette nel vento.

Un vecchio impianto stereo, e decine e decine di musicassette (da qui in poi, per semplicità, MC).

Per me la MC è, e rimarrà sempre, il supporto principe per la “compilation personale”.

Selezioni create per eventi speciali, amori speciali, parentesi di vita speciali. Dicevo. Per cui, si trovava tutta la musica di cui avevo simpatie. E la cosa affascinante che, spesso, grazie all’autoreverse riascoltavo per ore e ore le stesse.
Le tasche laterali degli sportelli piene di mc. Piene di me stesso. Piene di note. Le note che sempre mi hanno accompagnato in questo viaggio straordinario. Molte volte addirittura ripassato le parole prima di andare ad un concerto. Volevo essere perfetto, non sbagliare parole mentre Facchinetti si cimentata in qualche suo acuto.

Era semplice creare la MC. Le canzoni potevi registrarle dal vinile ( con fruscio annesso) oppure dalla radio preferita, o, addirittura, come spesso facevo io, dai supporti e dai dischi presenti in radio. A Studio Smile c’era una parete piena di 33 giri. Tutti rigorosamente in ordine alfabetico, poi c’era una parete tutta piena di 45 giri. Quelli che mancavano ce li portavano da casa.

Ve lo ricordate?

Rec+Play – Pause – Go!
E poi Stop, e poi ancora Rec+Play.
Annotare titolo, artista e durata. Sulla copertina. Lato A, e lato B.
Un rito.

Un vero e proprio antenato della moderna playlist, la MC.

Mentre sul piatto si alternavano vinili studiati seguendo un “concept” del tutto personale.
Una storia in musica che prendeva forma sotto ai tuoi occhi.

C60, C90, e in alcuni casi addirittura C120!
Per chi aveva molto, forse moltissimo da dire.

Tu passeggero chiedi, e io autista esaudisco i tuoi desideri di natura musicale. Anche quelli che all’apparenza sembrano impossibili. Però c’erano quelle serate in cui da Squinzano a Leuca ti toccava, ascoltare le mie Playlist. Pavarotti e I cavalieri del re, franco Simone e Prince, Cristina d’Avena e Tina Turner e tu, passeggero, mi chiedevi: che cazzo di gusti musicali hai? Perché non hai un cantante preferito?
In realtà, i Pooh, LA PFM, Battisti e pochi altri, mi piaceva ascoltarli a casa, tra me e me.

Per molti anni, ad esempio, avevo avuto almeno cinque fidanzatine per volta alle quali avevo registrato altrettante cassette. Tutte diverse. Ognuna capace di raccontare la “nostra storia d’amore”.

C’era quella sdolcinata, quella rigida come un palo della luce, quella sempre con la testa tra le nuvole, quella gelosa oltremodo, e quella a cui piaceva comandare. Crescevamo bene. Erano interessate al mio hobby. La mia voce piaceva, dietro il microfono. Piacevo anche e soprattutto io, anche senza vetri davanti.

Ballate “al miele”, musica classica, psichedelia, rock duro, blues. Per ognuna avevo la giusta pillola. Scrivevo addirittura una bella dedica personalizza sul retro della copertina. Dono divino per ogni canzone, leggere il testo e scegliere l’autore preferito. PASQUALE PANNELLA , Valerio Negrini i miei preferiti.

La verità è che mi divertivo come un pazzo.
Mi sentivo Dio.
Io che creavo musica.
Io che ero una specie di DJ capace di arrivare al cuore della gente.

E poi ovviamente c’erano anche le cassette legate ai periodi più bui della mia giovinezza.

Compilation di De Andrè farcite di strazianti LA minore a fare da corollario ai primi amori non corrisposti, accurate selezioni dei brani più “contorti” dei Beatles a sottolineare piccole (ma grandi) tensioni familiari, e i Pink Floyd, soprattutto quelli del periodo Barret, come guida galattica attraverso universi sconosciuti.

Avevo azzardato, forse addirittura giocato col fuoco, a decidere di riportare alla luce quella specie di tesoro nascosto.
Allora perché non esagerare?

La prima MC a risuonare potente tra le quattro mura di casa, in un sabato pomeriggio che mi stava sfuggendo dalle mani ogni minuto di più, era stata “una cosa” intitolata: “THE SKA COLLECTION ’89”.

Dopo i primi secondi d’ascolto ero finito altrove. In una casetta di campagna, poco distante da Campi Salentina. poco dopo la fine della terza media.
Una festa.
Quattordicenni, quindicenni.
Amici.
E poi ragazze, birra, vino… qualche superalcolico.
Uno strano senso di libertà.
Musica.
Tutto ripetuto negli anni delle superiori. Fino alla festa del diploma, dove i cd soppiantavano le MC e si affacciavano nelle case i primi mp3.

A me, come sempre, alle feste toccava portare la musica. Spesso a tema. Di solito mi toccava spesso la selezione SKA.
Un C120.
Da paura.

Avevo spaziato dalle origini del genere (Prince Buster, Coxsone Dodd, Laurel Aitken), passando per la cosiddetta 2Tone (Madness, The Specials, Selecter, Bad Manners, ecc) fino ad arrivare alla nuova ondata di band in voga in quel periodo (Casino Royale, Skaos, Potato 5, Mr. Review, The Busters, ecc).

Non vi nascondo che riascoltare quella compilation dopo trent’anni, mi ha portato a un passo dalle lacrime. Davvero.

Perché la musica in fondo è proprio questo, no?
Rivivere attimi di vita vissuta, associando a quelle istantanee sbiadite la giusta colonna sonora.

Perché in fondo, un primo bacio senza musica, è un “mezzo primo bacio”.

Ho riacceso tutto. E funzionava tutto. Anche i nasrri delle MC si ascoltavano meravigliosamente.
In fondo i compagni, gli amici, uomo o donna poco importa, servono proprio a questo.

A tenere i ricordi sempre accesi e fare un viaggio e riabbracciare chi mi ha dato un po di se.
Soprattutto a chi ha condiviso esperienze , playlist. Con pochi ho diviso le lire. Le notti. Ma la musica no. La musica l’ho condivisa con tutti. Sia da questa parte del vetro, sia da dietro ai vetri e a microfoni accesi.

Prima di “rinchiudere la cripta” però, consapevole del fatto che potrei far storcere il naso a molti di voi, ho “passato” alcune cassette in formato mp3.

Per poterle ascoltare di nuovo, in auto.
Quando mi va.
Ma anche un po’ per tornare ragazzo.
O per fare finta che il tempo abbia invertito il suo senso di marcia.
Per tenere sempre carica e accesa la macchina della musica. E ritrovarsi amici in ogni città…

Perché la musica, LA radio, per me è stato anche questo. Perché confesso che ho stonato anche io. Ma l’ho fatto cantando, in quelle notti in cui ho sempre pensato Che Dio Esiste..