Stefano Turolla: il menestrello dei sentimenti

di Roberto Pati –

Stefano Turolla, avevamo già avuto modo di parlare in occasione dell’uscita del suo album “Troverò il modo”, un lavoro completo e intimista. oggi ci ritroviamo a ragionare su questo suo nuovo: Cattivo e Meraviglioso Mondo. Lavoro che si colloca sulla stessa traccia di genere, una traccia profonda e ben demarcata nella quale Stefano ripercore a ritroso la sua essenza per tornare ad una una origine musicale di cui andare fiero. Otto tracce introspettive e sussurrate con forza, otto passi verso un appagamento umorale tadro da venire, che in A Volte, che apre l’album viene scolpita, indelebile: “son rimasto fermo qui, e gli altri son più avanti“. Un manifesto! dentro un brano che racconta l’essenza stessa del suo essere musicista. Quella vaghezza estemporanea tanto cara a Luo Reed, ci trascina quasi per i capelli, dentro un vortice di emozioni, compresse tanto da espodere improvvise, senza deflagrare. Inoltrandoci nell’album, ci troviamo di fronte al traccia che dà il titolo a tutto l’album: Cattivo e Meraviglioso Mondo, un brano di un’onestà disarmante, si capisce di aver a che fare con un prodotto di spessore culturale e musicale, che in poco menso di mezz’ora ci porta a spasso,quasi deridendoci per la sua complessa semplicità, da un’emozione all’altra. Forse, scivola serena nel suo sound vocale espressivo e vorticoso che si sposa alla perfezione con un tappeto sonoro discreto e lucido. Milkshake, apre ad una psichedelia old school rimacinata ed attualizzata nel suo essere vintage, l’unico brano in cui il suond prende il sopravvento sullla voce. Luce, un viaggio mistico tra i fumi dlla new age e l’olis. Non mi Cambierai, sembra scritta in un Saloon old west, e lì ci porta, sicura e precisa dentro un testo che tiene il filo dell’esistenza per sè stesso. Stelle, evidenzia invece tutto il suo amore progressive, un azzeccato inciso ci accompagna discreto come la voce lucida che riesce anche ad essere caustica nei suoi giri armonici intriganti.Da quando non ci sei più, chiude l’album in maniera egregia, una sorta di filastrocca maliconica e intimista, forse insieme ad A Volte, i momenti più incisivi di tutto l’album, che comunque a degli standard veramente di livello. Caro Stefano quel fischio con cui ci saluti ci frulla nella testa come quello di un treno che parte. noi continuimo ad ascoltare le tue fiabe si pensieri umani, quelle fiabe che ci riportato a quello che siamo stati e forse ancora vorremmo essere. la magia della tua musica è proprio in questo, si spoglia per darci amore, nell’essere semplicemente musica ci fa compagnia, mettendoci davanti alle nostre fragilità, senza la pretesa di poterci aiutare. E’ il tuo essere vero che ci fa compagnia e ti assicuro caro Stefano che non è affatto facile e scontato.