Zen Circus: Nulla di nuovo fino al 2050.

di Roberto Pati-

Avvicinarsi agli Zen, in ogni modo è come avvicinarsi ad un mondo parallelo a dimensione variabile, insomma una scatola da aprire e gioire della sorpresa, qualunque essa sia. Il mondo Zen Circus, è un mondo modellato a misura di sensazioni. La loro esposizione mediatica ci ha abituato a una costante presenza tanto da non percepire più un nuovo lavoro come unicum da gustare con calma e pazienza, come d’altra parte impone l’attuale struttura comunicativa . Oggi parlare di Zen Circus, non è più parlare di un progetto che dalla periferia urla disagio ad un baricentro asettico. Oggi Zen Circus, sono un gruppo indie ma funzionale al business social. In pochissimo tempo: 2016 l’album La Terza Guerra Mondiale, 2017 Il Fuoco in una Stanza, 2019 Sanremo con L’Amore è una Dittatura, il progetto Vivi si Muore e l’inedito Canta che ti Passa, in mezzo i soliti, tanti live, che poi sono il meglio di Appino e soci. Con tanto, tutto insieme inevitabilmente si corre il rischio di saturarsi .

L’ultima casa accocliente, ci pone di fronte ad un dilemma: un ossimoro oppure la fine di un percorso cominciato oltre dieci anni fa con: Andate tutti affanculo, proseguito poi con il capolavoro Nati per subire, passando per il maturo Canzoni contro Natura fino ad arrivare a quella fucina di classici come, Non Voglio Ballare e L’Anima non conta che è stato La Terza Guerra Mondiale , sfociato nell’arioso Il Fuoco in una Stanza. Di sicuro L’Ultima Casa Accogliente è una sintesi di tutto questo, una sorta di compendio di un percorso intenso, costellato di collaborazioni importanti che hanno permesso agli Zen Circus di raggiungere una maturità stilistico/compositiva che si manifesta in tutta la sua forza in questo loro ultimo lavoro, come al solito complesso e diretto che ci consegna tanta roba, ma anche qualche perplessità. Un Appino con la voce in grande spolvero come mai prima e ispirato nelle rime per i suoi soliti mantra efficenti e ficcanti, mette a nudo senza filtri le fragilità umane e scavando nel suo intimo più profondo ci ripropone concetti già rimestati in diverse forme. Per certi frangenti ci sembra di ascoltare un album di Appino allargato, piuttosto che uno di quel grande gruppo che risponde al nome di Zen Circus. Basterebbe Catrame per capire il percorso dell’album, un grande pezzo destinato a rimanere agli annali a differenza di Appesi alla luna che scivola via inconsistente. Come se provassi amore e Non, ci portano a spasso nel mondo che è stato, amato e rimasticato, mentre con Bestia Rara, Andrea ha sentito la necessità di scrivere la sua Ilenia. Ciao sono io, ci pone di fronte a un suond più corposo e articolato ricordandoci di quanto siano bravi questi signori musicisti con la solita sontuosa anche se discreta ritmica della coppia Ufo/Karim, ormai garanzia di qualità assoluta che ci accompagna senza soluzione di continuità per tutto l’album. Cattivo è una bella canzone nel senso estetico del termine, una potenziale hit, soprattutto se messa in bocca a una di quegli artisti da talent usa e getta, mentre con gli Zen, si accoda ad un concept ed è destinata galleggiare. 2050 suona forte, scarica una tensione emotiva trattenuta per tutto l’album; il mio brano preferito, L’ultima casa accogliente, chiude degnamente un bell’album che comunque non verrà ricordato, tra le cose migliori di un gruppo dagli standard altissimi.

Per chi ha ha fatto l’intero percorso al loro fianco; niente di nuovo. Per chi si è avvicinato a loro da poco: un capolavoro…e allora i fedelissimi devono pazientare, c’è nuovo pubblico da conquistare.