Solaris: Un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte

di Roberto Pati –

Un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte. Questo siamo diventati e questo è l’album d’esordio dei Solaris, la loro risposta all’attuale stato delle cose. Registrato e prodotto dal leggendario Martin Bisi al Duna Studio di Russi e masterizzato da Fred Kevorkian al Workshop Studio di New York, l’album uscirà il 19 Giugno 2020 per Bronson Recordings, in CD, vinile e formato digitale.

Fondati nel 2015 da Alberto Casadei (chitarra e voce), Paride Placuzzi (chitarra), Loenzo Bartoli (basso) e Alan Casali (batteria), i Solaris prendono nome dal romanzo di fantascienza dello scrittore polacco Stanislaw Lem, già citato dai Failure – grande fonte di ispirazione per quanto concerne arrangiamenti e immaginario – nell’omonima traccia del loro Fantastic Planet, risalente al 1996.

Per sopravvivere all’inevitabile schianto dei tempi, raffigurato in copertina grazie a uno scatto in bianco e nero del fotografo/field recordist Adriano Zanni, la giovane band romagnola mette in fila sei brani forgiati da post-metal, noise rock e stoner, con distorsioni in abbondanza e riferimenti agli anni 90 sia italiani sia internazionali. Si va dalla rapida partenza muscolare di Podio allo space doom di Ezikmndrek, dagli otto minuti heavy prog di Oro – non troppo distanti dai californiani Black Mountain – ai saliscendi ruvidi e ugualmente articolati di Voce e Marnero, senza dimenticare il conciso ma evocativo strumentale Maledetti. I testi nascono da esperienze personali, filtrate con un linguaggio ermetico in grado di fornire molteplici chiavi di lettura.

Un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte fa seguito all’EP L’Orizzonte degli eventi del 2017, inciso allo StoneBridge Studio della natia Cesena da Andrea Cola (Sunday Morning) e Alan Fantini, e a numerosi concerti, anche al fianco di nomi potenzialmente affini come Fuzz Orchestra, Marnero e Ufomammut.

I Solaris stessi raccontano, a riguardo della lavorazione di Un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte: “Questa volta abbiamo curato molto la stesura dei brani in sala prove, cercando di fornire loro un’impronta comune e facendo delle pre-produzioni per arrivare preparati alle registrazioni effettive. Proprio in sala prove scherzavamo spesso citando la serie televisiva Boris: il titolo del nuovo album, Un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte, proviene da lì ma in fondo è ben rappresentativo del mondo musicale italiano, da sempre superficialmente attratto dalle canzoncine spensierate che distraggono dalla realtà circostante, anziché essere interessato al sottobosco di artisti che trattano temi più complessi. Confrontarsi poi con un mostro sacro come Martin Bisi è stata un’esperienza incredibile: durante le take ci ha lasciato suonare liberamente a livello di stile e dinamiche, mentre durante la fase di mixaggio ha apposto la sua firma ovunque, proponendo idee e sonorità particolari”.

Attenzione: se cercate un’alternativa alle solite proposte inoffensive, Un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte è il disco che fa per voi!