“Punto e a capo” il nuovo album di Roccia; un progetto che nasce verso la fine di Aprile 2018 con l’inizio della scrittura dei brani e con l’ingresso in studio nel mese di Novembre dello stesso anno. Un percorso durato quasi 15 mesi, composto da sabato e domenica chiuso in studio per cercare e creare le alchimie che meglio potessero calzare ai brani. Un progetto che denota una forte volontà di scrivere per archiviare le situazioni raccontate, ricordandole serenamente e mettere un bel punto e a capo col fine di ricominciare più grintosi di prima. Pur non essendo un concept album Roccia ritiene che questo possa essere il fil rouge che lega i 7 brani tra loro. Un album fortemente sentito, fortemente voluto e realizzato.
“Punto e a Capo”, è un album “diverso”, stilisticamente articolato anche se per definizione, fortemente radicato nell’area Rap, ma che guarda alla matrice storica del genere, attualizzata con intelligenza, si parte con una divertente Nota Audio, una ballata rap dai toni pacati che si sviluppa sul filo di una metrica curata e avvolgente, che strizza l’occhio a quell’area rap lombarda di fine millennio. Un modo buffo ma efficace per raccontare di cazzate e acerbi sentimenti. Ristretto alza il ritmo e la tensione emotiva rilasciando un chiaro e riuscito tributo a uno dei maestri del rap a tricolore come Frankie hi Nrg, al suo essere tagliente e mai banale. Open Bar si ritaglia un piano di originalità che si sviluppa con più decisione nella successiva Tre Quattro Sei, un brano al quale dà un interessantissima voce Isabella Zaccone. Felpa Arancio entra in un’area che ammicca al trap ma sempre in con un senso tangibile di libertà, il suond qui e ora rischia di affondare nel marasma di produzioni no sense attuali. Però e Vuoti di Stomaco, dittico di chiusura nel quale si entra in punta di piedi in area Caparezza. Punto e a capo è un crescendo costante di sensazioni e citazioni, tutte di prim’ordine,rielaborate con giudizio da un artista che in maniera spontanea è riuscito a mettere insieme situazioni e stili distanti nel tempo e nello spazio per creare un mix che guarda al futuro, senza dimenticare i punti di partenza che si agganciano a un Silvestri d’annata, piuttosto che a progetti di area indie come Calcutta o Ex Otago, solo per restare in superficie. Ma il suo, come lui stesso lo ama definire “Hip Pop”, non si ferma a influenze e apparenze, ha occhi apertiper rimanere a galla anche se appeso al filo, perché dietro alla sua apparente semplicità, si nasconde un lavoro lungo e minuzioso che non risparmia nulla, dalle rime fluide epregnati fino alla produzione sonora mai casuale o banale.Sette brani, poco più di 21 minuti, in cui Roccia ci trascina con discrezione nel suo mondo musicale nato per durare.
“Giuseppe Roccia, in arte Roccia, ma tutti mi chiamano Beppe. Sono del 1990 e vengo dalla provincia di Bergamo. Nella vita faccio l’educatore e ho un grandissimo sogno nel cassetto, provate ad indovinare quale! Amo divertirmi, le persone solari e il calcio, non sopporto troppo il caldo e tutto ciò che comporta sforzo fisico, si potete dirlo: sono un pigrone! Ho una passione smisurata per tutto ciò che è colorato. Ah già, provo anche a fare musica, talvolta ci riesco, e quando lo faccio mi sento meglio, in fondo è proprio questo il potere della Musica, no?”