Renoir: Anima rock

di Roberto Pati –

I Renoir sono la conseguenza di tante cose; tanti anni di amicizia fra Salvo Alfieri e Tomas Giralt, tante parole scritte e mai urlate, tanti anni di musica assimilata e tante melodie composte e mai suonate.I Renoir sono questo, fanno post hardcore, emo, punk e tutto quello che hanno dentro. Sono nati subito dopo la pubblicazione del primo libro di poesie “Il Bacio di Venere” del cantante e leader Salvatore Alfieri, che non soddisfatto, ha voluto creare un gruppo per poter urlare le sue poesie insieme a Tomas, (polistrumentista) ex batterista degli Overcoma. I due, non riuscendo sin da subito a trovare una formazione, hanno registrato il loro primo EP “Stato d’animo “ nel gennaio del 2020 nello studio di Salvo Puma dei Veivecura a Modica (RG). Il loro primo EP, “Stato d’animo”, e’ uscito per la Lost Generation Records il 2 giugno. Non avendo una formazione ed essendo polistrumentista, su “Stato d’animo”, Tomas ha registrato sia la batteria che la chitarra, mentre Alfieri ha scelto il posto di bassista e cantante, oltre che autore del gruppo con le sue poesie. Dall’uscita dell’EP Tomas ha scelto di prendere in mano la chitarra e così prendere un batterista. Nell’estate del 2020, la formazione si completa grazie a Lorenzo Criscione alla seconda chitarra e Riccardo Spataro alla batteria. Rientrano nello stesso studio nell’agosto, dopo un mese il completamento della formazione, per registrare il secondo EP “Tutto quello che non avrei mai voluto” contente tre nuovi inediti scritti durante un brutto periodo di Alfieri.

Il nuovo EP, Tutto quello che non avrei voluto e’ uscito il 23 ottobre sta volta per la Ciaor Records (Overcoma, Katma). Un EP solo apparentemente sintentetico, in realtà è una sorta di compendio, una tesi di laurea sugli ultimi quarant’anni dell’indie italiano. In tre canzoni? In tre canzoni! Una voce sguiata canta su riff perentori, ritmiche precise e aggressive disegnando pulsazioni sonore, conati di rabbia si alternano a disperate richieste d’aiuto. Tutto quello che non avrei mai voluto, si apre con un giro armonico prossimo ai Marlene Kuntz, un crescendo costante. Parlare senza di noi, ci riporta diretti alla lezione di rock teatrale degli Offlaga Disco Pax piuttosto che Massimo Volume. Incuranti di ingombranti paragoni tirano dritti per arrivare a Deserto che si aggancia con decisione in area Verdena, confezionano un brano che guarda decisamente al futuro, piantando decisamente le basi per un prosieguo pruriginoso. Renoir in poco meno di un quarto d’ora ci consegnano imput e domande, incisi e convinzioni. Noi li lasciamo con la certezza di ritrovarli presto in orizzonti più corposi.