Progressive Italia: Pooh “Dove comincia il sole”.

di F.G. Longo –

DOVE COMINCIA IL SOLE il disco capolavoro e internazionale dei Pooh. Dopo l’uscita di D’ORAZIO i Pooh, rilanciano. Roby, Dodi e Red ingaggiano musicisti internazionali per incidere il disco in studio. STEVE FERRONE alla batteria sarà protagonista in studio e nei teatri durante la prima parte del Tour. Dove comincia il sole è la Suit Prog che supera di gran lunga finanche Parsifal e il tempo una donna la città che suoneranno live nei concerti. Le seconde tastiere sono quelle del Maestro Danilo Ballo e alla seconda chitarra LODOVICO VAGNONE famosissimo chitarrista spagnolo abituato a certi palchi e a certe Atmosfere. NEGRINI scrive interamente i testi deldisco. Tocca tutti i temi: dalla mitologia DOVE COMINCIA IL SOLE a L’Aquila e il Falco che racconta di Attila e la Morte, il brano si apre con una preghiera gregoriana recitata in Latino da Canzian. La scenografia è maestosa: atmosfere medievali, oltre mille figuranti che passano sul palco appena parte l’inciso della canzone. Altro brano straordinario è REPORTER dedicato a ILARIA ALPI. È l’ultimo disco di inediti dei Pooh, che si ritroveranno, da li a due anni, senza il loro fondatore e paroliere Valerio NEGRINI che morirà il 3 gennaio 2013 per un problema cardiaco. Dopo l’album di studio “Dove comincia il sole” (disco di platino, con oltre 60 mila copie vendute), anche “Dove comincia il sole Live”,  che documenta la tournée 2011,  parte sotto i migliori auspici: il giorno dopo la data ufficiale di pubblicazione la “Luxury edition” a tiratura limitata, che ingloba in un’unica confezione il doppio cd e il doppio dvd venduti anche separatamente aggiungendovi un libro fotografico, cartoline autografate dai membri del gruppo e una riproduzione “pop up” del palco allestito per la data finale al Castello di Este, è già in fase di ristampa. “Abbiamo subito esaurito le prime tremila copie numerate” spiega al telefono .Red Canzian, “e ora ne abbiamo ordinate altre duemila”. “E’ il caso di tirare fuori lo champagne e festeggiare”, aggiunge Roby Facchinetti. “Per noi è un momento bellissimo. Se pensiamo ai dubbi e alle paure di un anno fa…Non sapevamo cosa sarebbe successo, come avrebbe reagito il pubblico. E invece la scelta coraggiosa di andare avanti ci ha premiato”.
Tanto che i Pooh, in un momento difficile per la musica dal vivo, si sono permessi il lusso di 83 concerti in 9 mesi, passando dai Palasport ai teatri, dagli impianti coperti alle esibizioni estive all’aperto. “In realtà i mesi sono stati sei, se non contiamo le pause”, precisa Red. “Mai avevamo affrontato un tour così intenso. All’inizio non è stato facile, ma una volta che abbiamo deciso di partire e che ci siamo rimboccati le maniche tutto ha funzionato. In un momento in cui saltano i tour e si cancellano concerti, noi abbiamo avuto la fortuna di poter aggiungere quasi venti date al programma iniziale”. Il meglio? “I concerti del Palalottomatica di Roma e del FilaForum a Milano restano impressi nella memoria”, ricorda Roby. “Così come l’Arcimboldi, il Regio di Parma che affrontavamo per la prima volta, il nuovo Petruzzelli di Bari che credo sia il teatro tecnologicamente più avanzato d’Italia. E poi il Teatro Greco di Taormina, che per qualunque artista è sempre una grande emozione”. Fino alla data finale documentata dal live, il 27 agosto al Castello di Este: sito perfetto per rievocare le atmosfere epiche e fiabesche delle canzoni di “Dove comincia il sole”. “C’è stata una piccola guerra intestinta tra le città murate del Veneto, Montagnana, Monselice, Cittadella, Castelfranco… per aggiudicarsi il concerto”, ride di gusto Red. “Ma il Castello d’Este è un posto speciale. Attorno a noi c’erano bracieri accesi, tende normanne, spadaccini, sbandieratori, processioni di soldati in costume… Non è stato un concerto standard. Abbiamo voluto creare un sogno, un mondo a sé”. Enfatizzato, nel nuovo video, dalle immagini in soggettiva create utilizzando microtelecamere montate sugli strumenti.”Avevamo già fatto un esperimento tempo fa a Civitavecchia”, ricorda Roby, “ma mai con le telecamere montate sulle palette di chitarra e basso: le immagini sono di grandissimo effetto. E altrettanto suggestive sono quelle che abbiamo girato sfruttando le luci dell’alba durante l’esecuzione delle quattro bonus tracks, nel castello completamente vuoto. Il clima è stato clemente, quei frammenti hanno un sapore particolare”.
Nella ricca scaletta del concerto, ben 36 canzoni, c’è spazio anche per i brani “prog” anni Settanta che da tantissimo tempo non trovavano spazio sul palco.Una scelta dettata dalle sonorità dell’ultimo disco, ma non solo: “In studio”, spiega Canzian, “abbiamo sempre usato tante sovraincisioni. E pezzi come ‘Il tempo, una donna, la città’ erano troppo complessi da suonare in quattro”. Con Ludovico Vagnone (chitarre), Danilo Ballo (tastiere) e Phil Mer (che dopo Steve Ferrone ha sostituito Stefano D’Orazio alla batteria) lo scenario è cambiato. “Sono musicisti bravissimi, abituati ai grandi palchi, e per noi sono stati una grande iniezione di energia”, spiega .Dodi Battaglia. “Di alcune canzoni non abbiamo voluto cambiare neanche una nota, altre le abbiamo stravolte e in certi momenti il muro del suono è diventato devastante. Anche il pubblico se n’è accorto e ci ha ringraziato. Era dalla fine degli anni Settanta, dai tempi in cui facemmo i primi concerti negli stadi e nei palasport, che non avevamo un tale entusiasmo sul palco”.
La prossima sfida è impegnativa: due concerti a Toronto (al cospetto delle cascate del Niagara) e a Sofia, il 22 e 23 ottobre, insieme a un’orchestra sinfonica. Come nel 1972, ai tempi di “Alessandra”…. “Ora lo fanno in tanti”, ragiona Red, “ma per noi è un ritorno alle origini: fummo tra i primissimi, subito dopo i Deep Purple, a tentare la fusione con i suoni orchestrali”. Una prima assoluta, invece, sarà il concerto del 21 gennaio all’Olympia di Parigi, inserito in un minitour europeo: “Finalmente suoneremo anche in Belgio, dove siamo richiesti da anni e dove risiede una numerosa comunità di italiani”, aggiunge Canzian. “Ci sono altre richieste in Francia, suoneremo anche a Zurigo, probabilmente in Germania e in Austria, e il 25 febbraio saremo a Tel Aviv. Anche all’estero, ci siamo accorti, abbiamo un pubblico intergenerazionale”. Terminato quell’impegno sarà ora di pensare ai nuovi progetti.
E’ vero che i Pooh vogliono rimasterizzare l’intero catalogo? “E’ così”, conferma Dodi, “il nostro pubblico ce lo chiede da tempo. Tra l’altro abbiamo scovato alcune chicche inedite che sarebbe un peccato andassero perse. Vorremmo dare una rinfrescata anche ai vecchi dischi che non sono di nostra proprietà, contiamo che la Warner ci dia il suo benestare. Abbiamo incaricato una persona di raccogliere e riordinare tutto il nostro vecchio materiale, da poco abbiamo recuperato delle bellissime immagini che risalgono proprio al tour orchestrale 1972 di ‘Alessandra’; se il resto delle cose che abbiamo in archivio è della stessa qualità sicuramente faremo uscire qualcosa per i primi mesi dell’anno nuovo”. A quando nuove canzoni? “Per il momento ci attrae di più l’idea di scrivere un altro musical, abbiamo ricevuto due offerte molto interessanti e almeno una andrà sicuramente in porto”, rivela Battaglia. “Ma siccome il nostro obiettivo minimo è di arrivare al cinquantennale che cade tra cinque anni, prima di allora pubblicheremo sicuramente un album di inediti. La vitalità che abbiamo acquisito con questo tour, ne siamo sicuri, ci porterà a fare cose fantastiche”.