Make Panic: spogliatevi dalle vostre presunzioni!

di Roberto Pati –

Nessun compromesso accompagna la musica di Make Panic, nulla è semplice o scontato. Basta aspettate in silenzio l’attacco per capire di cosa stiamo parlando. Tutto intorno a noi brucia. Il cielo su di noi scoppia e si riforma, mare acido e luce affievolita. Suona disperazione nella lunga sequela di argomenti scorticanti. Il post punk straripa irrefrenabile nelle orecchie, quello che nell’immaginario collettivo dei primi anni ottanta doveva essere il naturale erede del punk, un flusso di germi radioattivi che in molti casi ha preso strade sbagliate. Ma non in Make Panic, no! Lui è un puro, lui non grida solo per sfida, lui c’è e fa male, Jesus and Mary Chain, Joy Division, devono essere appartenuti al suo passato come tutto ciò che si è mosso intorno al Dark e limitrofi. Ma oggi lui la attualizza questa musica infarcendola di presente.

Luca Taverna

Cosa immaginiamo nella testa di Make Panic? Disincanto e rabbia sicuramente, dolore certo. Ma non è solo filosofia la sua musica, la sua musica suda e trasuda entusiasmo desiderio di raccontare e raccontarsi, necessità di scoprire e scoprirsi. Grida, sussurra, distorce fonde e ricuce. Tutto con piglio da artista autentico.

Suono che debilita, lasciandoti l’amaro in bocca quando tace, un tappeto sono corposo e frammisto che lascia poco spazio all’immaginazione, esiste perché c’è, punto!

Ho ascoltato con voracità i pochi brani prodotti, spero di sentire presto qualcosa di nuovo!

Roberto Pati