Come Back to Zero: rock e basta

di Roberto Pati –


I Come Back to Zero sono una band di Salerno nata nel 2020, il loro primo album si intitola PullThe Plug ed è uscito il 27 dicembre 2020.

I membri Francesco Rago di Salerno (voce e tastiere), Pasquale Maria Petrone di Baronissi (chitarra, basso, tastiere) e Marco Ferri di Salerno (basso e chitarra, unitosi al gruppo nel 2021), collaborano insieme da circa 20 anni. Nel 1999 si sono incontrati per caso, come tutti i ragazzi che a quell’età vogliono metter su un gruppo. Con simpatia ricordano quell’incontro nella cantina di Stefano quando abbozzarono Sweet Child O’ Mine dei Guns n’ Roses.

Le mani ancora un po’ impacciate sugli strumenti, la testa bassa per beccare le note di solo, ma l’euforia giovanile li portò a voler dar vita immediatamente ad un progetto. Tanta voglia di suonare e condividere momenti. La chitarra era sempre nel portabagagli e le serate finivano spesso in spiaggia sperando di abbracciarsi con qualche ragazza. Hanno dato vita ad una serie di coverbands (Water Apple, Notting Less) che proponessero sempre qualcosa di mai scontato e musicalmente valido: The Smiths, The Cure, Depeche Mode, Franz Ferdinand e tanti altri gruppi hanno riempito le ore in sala prove.

La pausa forzata del 2020 però ha dato loro la possibilità di dare forma ad un sogno che era nato in quel pomeriggio del ‘99. Pull the Plug è il loro album d’esordio. Un lavoro autoprodotto a cui hanno collaborato alcuni buoni amici e grandi musicisti: Massimo Sammartino che ha suonato la batteria in We just have to talk about it e The Right Time, Antonio Rizzo che ha suonato il basso in All that I loved e Penny.

Pull the Plug, il primo lavoro dei Come Back to Zero, si dipana con fluidità per tutti i sette brani per poco più di trenta minuti, nonostante l’eterogeneità di stili, anche se tutti bene o male di matrice new wave.

Un sound che si aggrappa a quel post punk di prima maniera elettronico traripante nella prima traccia Penny, si avviluppa a un suono ben modulato che matura con il passare dei brani. Già con la seconda traccia Brighter, ritroviamo catapultati a decenni di distanza, mantenedo intatta la fragranza creativa e l’acume compositivo, molto Interpool, In Like a Human Bein e All That I Lover veniamo rapiti da un’aura elettro rock tanto cara agli Ultravox. Per il resto, tanti The Cure piuttosto che Editors, soprattutto nell’uso della voce.

In Pull the Plug nulla è scontato, ogni nota ha una storia che racchiude in sè eredità importanti, ma non per questo il sound risulta datato, anzi, è una delle poche operazione del genere che profumano di futuro.

Il resto è tra la note!

Pull The Plug è un invito a cogliere i cambiamenti e a ripartire da capo se necessario, un incoraggiamento ad abbandonare ciò che impedisce al nostro spirito di liberarsi da pesi e strutture, la è un’esortazione a mantenere accesa la speranza in un mondo che sembra crollare sotto i colpi della modernità frenetica nella quale l’amore e la condivisione rimangono l’ultimo baluardo per la salvezza dell’uomo.