Vidi Aquam: la disgregazione.

di Roberto Pati –

Dopo 5 anni dal precedente album “Fog Vision”, i Vidi Aquam tornano con il nuovo Mini CD “Oberland”.

Il lavoro è un concept dedicato a Berlino, metropoli che vive sul mito del proprio passato, ma che in realtà sta morendo a causa della ‘gentrificazione’ provocata da un turismo globalizzato di massa e dal movimento Hipster, il quale, a causa di un atteggiamento finto artistico, ha provocato l’innalzamento degli affitti denaturalizzando interi quartieri, quelli che un tempo esprimevano la vera e affascinante anima della città.

Il nuovo mini album è uscito il 29 novembre 2018 per la label “Rosa Selvaggia”, in edizione limitata a 300 copie, e contiene 5 brani dalle sonorità dark wave e postpunk, ma stilisticamente molto eterogenei come è consuetudine in tutti i lavori dei Vidi Aquam. Il lavoro è in vendita su bandcamp: https://vidiaquam.bandcamp.com/album/oberland

Il mastering è stato realizzato da Andrea Marutti, artefice di svariati progetti come Amon, Lips Vago, Never Known, nonché titolare della label Afe Records.

La line-up, rimasta solidamente invariata a distanza di anni, è composta da:
Nikita (voce, testi, synth e programming)
Fabio Degiorgi (basso e programming)
Daniele Viola (chitarra e programming)

Così i Vidi Aquam ci descrivono il progetto e le loro canzoni nello specifico.

Dalla caduta del Muro in poi Berlino è sempre stata un cantiere aperto. Già dopo la seconda guerra mondiale la città era stata poco per volta ricostruita, raggiungendo negli anni successivi il massimo splendore e acquistando un grande fascino, purtroppo però ad un certo punto è arrivata la speculazione edilizia.

L’avvento di questa ha snaturato Berlino, distruggendone l’essenza ed eliminando spazi vitali che caratterizzavano l’anima della città. Uno di questi, citato nel brano, era il Tacheles, un cantiere artistico che dal 2012 ha smesso di vivere.

Interi quartieri storicamente popolari sono diventati solo per ricchi, ma per fortuna c’è ancora chi combatte questa “Gentrificazione” e il brano vuole essere un inno per tutti coloro che ancora credono nello spirito autentico della ‘vecchia Berlino’, affinché non gettino via le armi e continuino a lottare per resistere.

OBERLAND

Si può credere in un sogno e scappare fisicamente da una situazione che sembra opprimente, ma alla fine le radici ti riportano sempre alla realtà. Guardare fuori dalla finestra l’albero che ti tiene compagnia e che con il cambiare delle sue foglie ti scandisce le stagioni, rendersi conto del tempo che passa inesorabilmente lontano da tutto e da tutti, la malinconia, la nostalgia verso un mondo che si credeva nemico, ti cambiano. Si riflette sulle scelte fatte e più maturi di prima si riaffronta la realtà e si ritorna dove un tempo si pensava fosse tutto nero.

SPIELSTADT

Berlino è diventata un enorme Paese dei Balocchi proprio come quello della favola di Pinocchio. Orde di ragazzi annoiati, pseudo artisti e modaioli in cerca del “viaggio” iniziatico invadono le serate techno berlinesi come i bimbi descritti da Collodi che accorrevano emozionati nel paese dei Balocchi. Se in Pinocchio i bambini diventavano asinelli qui la situazione non è tanto diversa. Certo, non spuntano a nessuno code e orecchie lunghe, ma tutti si annullano, schiavi di droga e alcool, diventando ognuno la copia dell’altro.

BREATHLESS

Il brano è dedicato alla ‘vecchia Berlino’, quella che si percepisce negli occhi della gente dall’animo ferito e che non ha ancora dimenticato le sofferenze della guerra. Fabbriche abbandonate, palazzi che portano i segni degli spari e dei bombardamenti e sguardi tristi … per fortuna tutto questo è solo l’ombra di un passato che non ritornerà più.

PASS THE BORDERLINE

La metropolitana di Berlino è un luogo molto surreale dove si possono incontrare ad ogni ora del giorno e della notte creature che vivono ai limiti della realtà.

Si incontrano homeless che vendono giornali, altri che raccolgono bottiglie ed altri ancora che affogano i loro dispiaceri nell’alcool e dormono tra una fermata e l’altra, non curanti del clima che spesso causa loro la morte. Poi si incontra la droga. Ragazzi, soprattutto giovanissimi , che vivono per strada e cercano di raccogliere qualche moneta per farsi la dose della giornata. E poi ci sono i sopravvissuti delle notti estreme della Berlino dello sballo, che vagano “senza vita”. Tutte persone che vivono ‘borderline’, l’unica differenza è che alcune di queste ne sono costrette mentre altre lo hanno scelto.

un un album che si che si dipana con naturalezza tra le pieghe di sonorità che richiamano senza possibilità di equivoco aree post punk di prima generazione che si agganciano direttamente all’emisfero più dark. Una rivisitazione della forma musicale che ha dato vita In un certo qual modo a tutte le sonorità rock attuali soprattutto quello europeo, ma condizionando fortemente anche quello a stelle e strisce. In questo lavoro dei Vidi Aquam ripercorriamo una strada tortuosa e introspettiva che è stata tracciata con sofferenza da band come, anzi soprattutto, Joy Division; ma anche in un certo qual modo in stili anche se più celati. risontrati nella roduzione di gruppi matrice come Jesus and Mary Chain piuttosto che in forma un poco più elettronica nei Sister of Mercy. Accordi e sonorità del basso potente preciso cavernoso e indistruttibile che riportano ai migliori Cure di Gallup, ma che accompagnavano con disperata e ossessiva precisione anche la voce di Ian Curtis.

Un canto malato quello di Nikita, un suono marcio da atmosfere post guerra nucleare. Una voce disperata descrive la decadenza in una maniera anche troppo lucida. Berlino sta morendo, la civiltà tutta è malata e i Vidi Aquam non hanno paura di ricordarcelo. Un tappeto sintetico pregnante, chitarre e basso avvolgenti a rincorrersi disperati scavano nel nostro inconscio fino a raggiungere gli angoli più reconditi della nostra coscienza. Tutto si plasma in queste cinque canzoni che attraversano la nostra esistenza. Tutto manifesta malessere di una città decadente e che inesorabilmente si sgretola sotto o colpi di una presupposta grandezza.

Canzoni vere , da vivere, vissute, suonate ed abbandonate ai posteri che come al solito le plasmeranno a loro uso e consumo, ma per “Oberland” non sarà facile. Quando la musica nasce pura, ha un suo percorso prestabilito aldilà delle premonizioni.

I Vidi Aquam sono una storica formazione dark wave della provincia di Milano nata nel 1994. Dopo vari cambi di line-up, dal 2006 la band è stabilmente composta dal suo fondatore Nikita (voce, synth, programming), Daniele Viola (dal 1998: chitarra, programming, voce) e Fabio Degiorgi (dal 2001: basso, programming). Ha all’attivo 3 album in studio, vari Mini CD, EP, tapes, due CD dal vivo e la partecipazione a molte compilation sia su CD che digitali. Ha calcato i palchi di varie parti d’Italia, Germania, Svizzera, Malta, ed ha suonato insieme a nomi storici della scena come Peter Hook & The Light, The March Violets, Faith and The Muse, Norma Loy e Stalingrad. Inoltre è stata citata in vari libri sulla dark wave tra cui: “Music To Die For”, “21st Century Goth” di Mick Mercer, “Il Dark: guida alla musica oscura” di Ivano Galletta e “The Goth Bible” di Nancy Kilpatrick.

Roberto Pati