Feel In The Void: il rock che parla italiano

I pugliesi Feel In The Void, ovvero: Michele Nardella, Peppe Vinelli, Ottavio Buttacchio, ci catapultano in una dimensione rock di ampio respiro. Dalle trame sonore sembrano tanto in area Verdena, con passaggi vocali che sconfinano verso i Litfiba. Col passare dei minuti ascoltati si fa sempre più netta una similitudine stilista sia vocale, che sonora con la parte più elettrica dei Marta sui Tubi, tanto da richiamare in alcuni frangenti il progetto “Durk” dei fratelli Giuradei, Luca Ferrari e Carmelo Pipitone, ma anche quanto di buono hanno prodotto Le Vibrazioni. “Flogisto”, il loro secondo lavoro, dopo “Steps To Nowhere” del 2013, è un album che respira, che avanza senza disturbare, ma deciso e preciso. Suona con la cadenza di un pendolo, avvolgendosi senza mia imbrigliarsi alle trame vocali ricercate e connesse al contesto. Un rock di sintesi che cerca spazi in ambiti interconnessi si ai sound del momento ma che riesce a innescare un processo di ricerca che retrocede attraverso gruppi matrice New Wave di seconda generazione anni ’90 come, Interpool, o Modest Mouse o gli italianissimi Negrita e la loro voglia di blues che si percepisce appena, ma serve a dare un taglio ritmico più preciso.

Un tessuto stilistico che si lascia impregnare in questa maniera è sinonimo di intelligenza musicale, è il sintomo palese di una Band che guarda avanti senza scordare il percorso e le contaminazioni che l’hanno portata a incidere “Flogisto”, un disco completo, ma che appare un punto di partenza, di uno scavare intorno per demarcare a propria linea sonora.